Lo avrebbero siglato Ucraina, Olanda, Belgio e Australia. Il rapporto finale divulgato solo se tutti saranno d’accordo. Secretate le autopsie dei cadaveri. Da indagini indipendenti bizzarri elementi
di Franco Fracassi
L’8 agosto scorso a Kiev erano presenti i rappresentanti del ministero della Giustizia di Ucraina, Olanda, Belgio e Australia. Un bizzarro vertice tra Paesi che avevano a che fare con il volo Mh17 del Malaysian Airlines, abbattuto mentre sorvolava il Donbass insieme a duecentonovantotto passeggeri. L’Ucraina era il Paese ospitante. Olanda, Belgio e Australia, invece, le nazioni della maggioranza delle vittime. Mancava solo la Malesia. Non disponibile all’accordo. Al termine della riunione (confermata a Popoff da un alto funzionario del nuovo governo di Kiev) si è deciso di secretare qualsiasi informazione fosse provenuta dalle indagini sul disastro aereo. Perizie medico legali, tracciati radar, immagini satellitari, perizie tecniche. Nulla sarebbe dovuto trapelare ai media. «Solo a indagine conclusa si deciderà se divulgare o no i risultati. Per renderli pubblici ci vorrà l’unanimità dei governi che hanno siglato il patto», ha spiegato il procuratore generale ucraino Yuri Boychenko. «Ciascuno dei firmatari ha il diritto di porre il veto alla pubblicazione dei risultati delle indagini, senza spiegazioni».
L’accordo è stato ratificato il 12 agosto dalla Verkhovna Rada (il parlamento ucraino). Solo dopo la ratifica il personale investigativo malese ha avuto accesso al luogo del disastro e ai reperti rinvenuti.
Infatti, ad oggi non è stato reso pubblico ancora alcun rapporto o perizia. E, dalle poche prove e testimonianze che stanno emergendo, probabilmente non verranno divulgati nemmeno in futuro. L’abbattimento del Boeing ha segnat l’inizio della politica delle sanzioni da parte dell’Occidente nei confronti della Russia. Le accuse lanciate da Obama a Putin hanno posto la Casa Bianca sulla via del non ritorno. Qualsiasi altra verità, al di fuori di quella spacciata da Washington e da Kiev in queste settimane, meterebbe in serio imbarazzo gli Stati Uniti (e l’Europa) e minerebbe alle fondamenta tutta la politica estera dell’Amministrazione Obama.
Popoff ha ampiamente documentato come non esistano prove che possano accusare la Russia o i separatisti ucraini dell’abbattimento (“La Cia: Fu Kiev ad abbattere il Boeing malese”). Al contrario, tutti gli indizi portano ad accusare le forze armate ucraine.
Nel frattempo, vengono alla luce storie incredibili, degne di un grande romanzo di fantapolitica. La stazione tv dell’Abkhazia, “Anna News”, ha condotto una sua personale inchiesta sul disastro. Raccontata in un video.
La video-inchiesta di “Anna News”.
Le testimonianze raccolte raccontano di mancanza di sangue intorno alle vittime, di corpi fluorescenti al calar del sole, di cadaveri che puzzavano di formaldeide (la sostanza che si usa per conservare i morti) e senza vestiti, di carte d’identità intatte sparse tra i rottami fumanti, così come altra documentazione cartacea. E ancora, cellulari e tablet rinvenuti intatti e senza batterie (i telefonini). Macchine fotografiche con le immagini ancora conservate in memoria e risalenti al 2013 (nessuna del 2014). Valige piene di vestiti invernali (l’abbattimento è avvenuto il 17 luglio e il volo era diretto in Malesia, solo per i passeggeri diretti in Australia un abbigliamento del genere avrebbe avuto senso).
Ovviamente, la fonte è di parte e le testimonianze potrebbero essere fasulle. Ma in mancanza di prove certe (oltre quelle già mostrate da Popoff) è giusto essere a conoscenza di quanto sta emergendo dalle indagini indipendenti, e valutare col proprio metro di giudizio i fatti.