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Alfano ai sindaci: “No a registrazione di nozze gay celebrate all’estero”

Il ministro dell’Interno sta per firmare una circolare con la quale chiederà di cancellare le trascrizioni fatte finora. Ma Merola, il sindaco di Bologna, non ci sta. L’ira di Arcigay e Codacons.

di Mirna Cortese

nozze gay

La circolare che Angelino Alfano sta per firmare e inviare a tutti i prefetti del Paese ordina la cancellazione di tutte le trascrizioni delle nozze di persone dello stesso sesso celebrate all’estero.

I prefetti a loro volta dovranno girare, ai sindaci che lo hanno fatto, l’invito formare a cancellare dette trascrizione, avvertendo anche che in caso di inerzia si procederà al successivo annullamento d’ufficio degli atti che sono stati illegittimamente adottati. Il titolare del Viminale ha spiegato che al momento la legge italiana non li prevede, quindi la trascrizione dei matrimoni gay viola la normativa.

Proprio ieri, il Consiglio comunale di Milano aveva richiesto al sindaco Giuliano Pisapia, di registrare all’anagrafe le unioni tra persone dello stesso sesso registrate all’estero. Mentre a Bologna già da settembre il sindaco Virgilio Merola aveva autorizzato le prime trascrizioni, e di fronte alla circolare di Alfano ha dichiarato che non obbedirà, perché “Nessun motivo di ordine pubblico impedisce la trascrizione” aggiungendo che è ora che il Parlamento “si decida ad approvare una legge”, perché la mancanza di una legge nazionale in merito è “una inadempienza vergognosa”. Merola ha così confermato che non annullerà le trascrizioni già avvenute e che sarà il ministero dell’interno ad assumersene la responsabilità. Anche a Grosseto le registrazioni sono partite ad aprile, con una modifica nella dicitura: ‘coniuge e coniuge’ invece di ‘marito e moglie’. Il Comune di Napoli ha annunciato che “ricorrerà nelle sedi giudiziarie competenti” contro la circolare del ministro Alfano, si legge in una nota della Giunta: “La circolare per annullare le trascrizioni è contraria al principio costituzionale di uguaglianza dei diritti”.

Reazioni allarmate per l’iniziativa di Alfano arrivano dall’Arcigay il cui presidente Flavio Romani, riferendosi al presidente del consiglio Matteo Renzi, ha dichiarato: “Il premier è ormai ostaggio del Nuovo Centro Destra, è solo un braccio decerebrato che esegue gli ordini dei padroni clericali. Mentre promette leggi sulle unioni tra persone dello stesso sesso, rimandandole di continuo a un futuro indefinito, nel presente agisce per opprimere le persone gay e lesbiche che hanno scelto di formare una famiglia, sconfessando le azioni di responsabilità e senso civico che tanti primi cittadini hanno messo in campo nei propri territori. Una pratica da fanatici, da arroganti dittatori catodici, da politici senza orgoglio e senza qualità. È questa l’Italia che fa vergognare l’Europa, un buco nero dentro il quale viene inghiottita senza esito ogni istanza di civiltà. La gravità politica del gesto messo in campo dal Ministro Alfano in questo contesto è senza precedenti e definisce una apartheid che l’Italia non si merita e che offende la sua Carta Costituzionale. Per noi è tempo di Resistenza” e rivolge, a nome dell’Arcigay, un appello a tutti gli amministratori locali affinché disobbediscano “all’atto di imperio del Ministro, così come l’Italia della Resistenza seppe disobbedire agli ordini fascisti. E ci appelliamo anche al Parlamento, affinché tolga la fiducia ad un governo torbido, ostaggio della lobby clericale, che umilia i cittadini e le cittadine e fa venir meno i presupposti minimi della democrazia”.

Pronto invece il Codacons a presentare ricorso contro il provvedimento del Viminale. Per il Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori, si tratta di una circolare che “ viola palesemente quanto disposto in tema di coppie di fatto dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo e, in quanto tale, è illegittima”. Possono partecipare al ricorso collettivo al Tar del Lazio tutti i cittadini, gay o etero, fornendo una preadesione sul sito codacons.it. “Con una sentenza del 2010 – spiega l’associazione – la Corte di Strasburgo ha ammesso l’esistenza del diritto alla vita familiare anche in favore delle coppie formate da soggetti dello stesso sesso e ha confermato che il concetto di ‘vita familiare’ deve necessariamente includere anche la ‘famiglia di fatto’, ossia il legame stabilito tra persone che vivono insieme anche fuori dal matrimonio, indipendentemente dal loro sesso”.

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