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Terremoto Emilia, la verità nei buchi delle trivellazioni

Discutibile ricerca del governo e dell’Eni sulla relazione tra sisma e trivellazioni. Polemiche tra conflitti d’interesse e terzietà della scienza. M5S, un’interrogazione parlamentare.

di Massimo Lauria

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La verità sui terremoti in Emilia del maggio 2012 potrebbe trovarsi nei buchi delle trivellazioni. Le attività di estrazione potrebbero, infatti, aver causato insoliti movimenti del sottosuolo, generando di fatto il sisma. A dirlo è una ricerca della commissione internazionale Ichese – per lungo tempo tenuta nascosta -, che non esclude una relazione di causa fra le trivellazioni e il terremoto. Ora quello studio viene messo in discussione per far posto a una seconda ricerca, condotta da un team di sei accademici statunitensi, che nega tale rapporto e sulla quale però gravano pesanti dubbi di scarsa trasparenza.

Qui la storia si complica. Ad alimentare il clima di sospetto ci si mettono le accuse di conflitto d’interesse ai vertici dell’Ignv, il prestigioso Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. In due note del 24 giugno e del 14 luglio scorso, infatti, il collegio dei Revisori del prestigioso ente avrebbe “ravvisato incompatibilità in capo alla quasi totalità dei componenti del Cda”.

Che cosa c’entra l’Ingv in questa vicenda? Alcuni esperti dell’istituto italiano hanno partecipato ad entrambi i gruppi di ricerca, validando in sostanza tutte e due le posizioni, nonostante i risultati molto diversi. I risultati dello studio Ichese (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region), erano sul tavolo della Regione Emilia nel febbraio 2014, ma sono rimasti sepolti in qualche cassetto fino ad aprile. A rivelarne il contenuto è stata la rivista scientifica statunitense Science. Solo a quel punto la Regione e il ministero dell’Ambiente hanno incaricato una seconda commissione, che esclude però un rapporto fra trivellazioni e sisma.

Ma questa seconda ricerca puzza di Eni. Stando a quanto scrive il Fatto Quotidiano il 4 agosto scorso «i dati usati dai ricercatori americani sulle pressioni dei fluidi nei pozzi di reiniezione sono quelli di Padana Energia», società legata all’Eni, nonché proprietaria di molti giacimenti in Emilia Romagna. I test di Padania Energia sarebbero stati eseguiti nella primavera scorsa, ma l’azienda avrebbe chiesto ad Assomineraria di contribuire nella raccolta dati, utilizzando studi e analisi inerenti un vecchio rapporto dell’Eni risalente al 2012. Vecchi dati di un’azienda con interessi diretti per convalidare uno studio nuovo di pacca, commissionato dalla Regione Emilia. Nessun dubbio sulla terzietà scientifica dei risultati?

«Si faccia chiarezza una volta per tutte», attacca il senatore grillino Gianni Girotto, che ha presentato un’interrogazione parlamentare. «È inaccettabile – prosegue – il clima di confusione generata in questi mesi tra le popolazioni colpite dai terremoti in Emilia del maggio 2012. Chi abita in quelle zone ha già sofferto molto, e vivere nell’angoscia di non sapere se c’è una relazione tra il sisma e le trivellazioni per l’estrazione di idrocarburi dal sottosuolo, è una crudeltà inaccettabile». «Oltretutto, insiste, l’estrazione di gas in Adriatico ha già provocato bradisismo da Venezia a Ravenna; scienziati olandesi da tempo ritengono provata la relazione fra trivellazioni e sismicità».

La faccenda è ora sul tavolo delle ministre dello Sviluppo economico e della Pubblica istruzione, che dovranno rispondere alla doppia questione. Da un lato c’è da capire se esista una causalità fra trivellazioni e terremoto; dall’altra è necessario ridare credibilità all’Ingv. «Non è concepibile – conclude Girotto – che ricadano sospetti di opacità su un’istituzione pubblica di tale rilievo. I cittadini devono potersi fidare dell’Ingv, che dovrebbe rassicurare o allarmare con imparziale sincerità sui rischi della natura: da quello sismico a quello idrogeologico».

Un bel grattacapo per Federica Guidi, a capo dello Sviluppo economico e Stefania Giannini, alla guida della Pubblica istruzione. Le catastrofi naturali in Italia si trascinano quasi sempre oltre il tempo dell’emergenza. E anche quando il pericolo è passato, è difficile lenire le paure di chi è coinvolto, perché individuare eventuali responsabilità è difficilissimo. Spesso un polverone di confusione e incertezza copre la ricerca della verità. Sarebbe rassicurante scoprire questa volta un epilogo diverso.

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