3.9 C
Rome
venerdì, Novembre 22, 2024
3.9 C
Rome
venerdì, Novembre 22, 2024
Homequotidiano movimentoMorales rieletto presidente della Bolivia

Morales rieletto presidente della Bolivia

Con una vittoria schiacciante Evo Morales eletto per la terza volta presidente della Bolivia, e dedica la sua vittoria a Fidel Castro.

di Marina Zenobio

evo_morales

Gli exit poll hanno confermato Evo Morales (Movimento per il socialismo) presidente della Bolivia con una percentuale di voti che vanno dal 59,9 al 61%, mentre gli altri candidati, l’imprenditore conservatore Samuel Doria Medina e l’ex presidente di centro-destra Jorge Quiroga, viaggiano rispettivamente tra il 24 -25,3% e 9,6%.

Una distanza considerevole che lascia pochi dubbi sul fatto che Morales sia riuscito ad ottenere il suo terzo mandato (da 2015 al 2020), trasformandosi nel presidente che per più tempo governerà il paese. Sebbene i presidenti di Bolivia non possono conseguire più di due mandati consecutivi, Evo Morales ha potuto candidarsi per la terza volta in quanto il Tribunale Costituzionale ha ritenuto che la sua prima legislatura iniziò prima dell’entrata in vigore della nuova Costituzione, nel 2009, per tanto non può essere considerata.

Con i sondaggi a suo favore, già dalla tarda notte Evo Moreles si è proclamato vincitore, dedicando la sua vittoria al leader cubano Fidel Castro.

Ci sono due novità da riportare in queste elezioni, la prima è che i sondaggi riportano Morales vincente anche nel dipartimento orientale di Santa Cruz, una regione di marcata tendenza autonomista che non lo aveva mai appoggiato nelle scorse tornate elettorali; la seconda è che per la prima volta anche i boliviani residenti all’estero hanno potuto esercitare il diritto al voto.

Il leader di Argentina, Uruguay, Cuba, Venezuela e Nicaragua si sono già congratulati con Morales per la sua rielezione.

Mini scheda di Evo Morales

Evo Morales è stato, ed è, il primo presidente indigeno della Bolivia. Nato il 26 ottobre del 1959 in Orinoca, nel dipartimento indigeno di Oruro. Nel 1971 si unì alle lotte sindacali dei cocaleros ricoprendo diversi incarichi, nel 1996 fu eletto presidente presidente del comitato delle sei federazioni del Tropico Cochabambino. Più volte minacciato di morte. Qual rappresentate del Comitato una delegazione internazionale lo candidò al Nobel per la Pace nel 1995 e 1996.

Agli inizi del 2000 guidò le proteste sociali dei popoli indigeni per la sovranità delle risorse naturali, soprattutto del gas. Con lo slogan “contro l’eliminazione delle coltivazioni di coca (perché la coca non è cocaina), la nazionalizzazione degli idrocarburi e la costituzione di una assemblea costituente”, nel 2005 i boliviani lo elessero presidente di quello che avrebbe chiamato stato plurinazionale, riconoscendo i diritti delle diverse culture indigene presenti nel paese. Da allora è stato capo di stato portando avanti politiche progressiste che hanno permesso di saldare il debito estero accumulato negli anni in cui la Bolivia è stata sotto il controllo di paesi capitalisti. Morales ha promesso che anche durante il terzo mandato proseguirà su questa via.

1 COMMENT

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Lo squadrismo dei tifosi israeliani e il pogrom immaginario

Violenza ad Amsterdam: i fatti dietro le mistificazioni e le manipolazioni politiche e mediatiche [Gwenaelle Lenoir]

Ferrarotti è morto e forse la sociologia non si sente troppo bene

Vita e opere dell'uomo, morto il 13 novembre a 98 anni, che ha portato la sociologia in Italia sfidando (e battendo) i pregiudizi crociani

Un Acropoli che attraversa una città, recitando

A Genova va in scena, per la quindicesima edizione, il Festival di Teatro Akropolis Testimonianze ricerca azioni

Maya Issa: «Nessun compromesso sulla pelle dei palestinesi»

L'intervento della presidente del Movimento Studenti Palestinesi in Italia all'assemblea nazionale del 9 novembre [Maya Issa]

Come possiamo difenderci nella nuova era Trump

Bill Fletcher, organizzatore sindacale, sostiene che ora “il movimento sindacale deve diventare un movimento antifascista”. [Dave Zirin]