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Valsugana, quell’autostrada è come il Tav, anzi come il Mose

Al centro dell’inchiesta Mose vi sarebbero anche la Pedemontana, la Nuova Valsugana, l’ospedale di Padova e non solo.

da Treviso, Enrico Baldin

Valsugana, quell'autostrada è come il Tav, anzi come il Mose

Sono accorsi in molti alla manifestazione di domenica scorsa organizzata per dire no al traforo sul monte Grappa e alla superstrada Nuova Valsugana. Sul palco allestito in un suggestivo parco naturalistico, ai piedi del monte Grappa, si sono alternati musicisti e personalità in un clima allo stesso tempo pacifico quanto di protesta risoluta.

Proprio il parco in cui si è svolta la manifestazione è, nei progetti, il punto di imbocco del traforo di 12 km che attraverserebbe il monte Grappa. 12 km su un totale di 31 previsti per la Nuova Valsugana, che unirà i comuni di Castelfranco Veneto (TV) e Cismon del Grappa (VI). La Nuova Valsugana, superstrada a pedaggio, sarà costruita attraverso un project financing che prevede che il privato copra parte della spesa iniziale con la possibilità di trarre profitto grazie alla gestione per 43 anni dei pedaggi provenienti dal traffico veicolare. Una infrastruttura che si dice pagata dai privati, ma che è largamente finanziata dai cittadini, come nei casi della Superstrada Pedemontana o dell’ospedale di Mestre.

I tanti che si sono radunati a Romano d’Ezzelino si potrebbero definire, anche per alcune analogie tra i due progetti, “cugini minori” dei No Tav da cui hanno incassato da tempo l’appoggio tramite Alberto Perino.

Il nocciolo dell’opposizione alla Nuova Valsugana però è ambientale. Il massiccio del Grappa infatti è area tutelata dall’Unione Europea attraverso una direttiva comunitaria di circa vent’anni fa e inserito nella “rete natura 2000”. Nello studio ambientale che associazioni e comitati hanno inoltrato all’UE lo scorso anno corredato da una petizione firmata da 6000 cittadini, si denuncia che da anni vi è un costante calo del traffico veicolare sulla superstrada esistente che renderebbe ingiustificata l’opera che i proponenti ritengono invece “indispensabile” per fronteggiare la loro previsione di aumento di traffico. Nel 2008 infatti i proponenti supponevano un aumento veicolare di oltre il 10%. La realtà invece è che il traffico è diminuito del 6%. Nelle osservazioni dello studio inoltre si lamentano le importanti criicità geolgiche che emergerebbero con la costruzione dell’arteria e la “fine” del turismo ecosostenibile e sportivo, diffusamente praticato in Grappa e sulla valle del Brenta. Altro punto toccato dai No Valsugana è il ridimensionamento avvenuto negli anni della linea ferroviaria che unisce Bassano del Grappa a Trento, per decenni arteria di collegamento tra i paesi della vallata e oggi vittima dei tagli alle corse e dei disservizi “perpetrati al fine di giustificare la costruzione di una superstrada devastante”.

Ma nei rilievi di chi si oppone alla Nuova Valsugana ci sono anche i sospetti che questa, sia contaminata dal malaffare. I pm che stanno indagando sul giro di mazzette per il Mose, infatti, sospettano che del giro di tangenti faccia parte anche la Nuova Valsugana. Sarebbero servite somme illecite per 800mila euro, secondo gli inquirenti, per “finanziare” l’approvazione di questo ed altri otto progetti in Veneto in project financing. L’accusa sostiene che Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani – azienda indagata in ambito Expo e che in Veneto ha fatto man bassa di appalti, Nuova Valsugana compresa – avrebbe regolarmente corrotto uomini della politica regionale veneta – Galan, Chisso e Orsoni i più in vista – per farsi approvare progetti infrastrutturali, a partire dal Mose. Al centro dell’inchiesta vi sarebbero anche la Pedemontana, la Nuova Valsugana, l’ospedale di Padova e non solo. Secondo l’accusa i costruttori ideavano e progettavano le infrastrutture, i politici intascavano mazzette e agevolavano approvazioni e appalti, spesso senza messa in gara.

I sindaci dell’unione montana della val Brenta hanno scritto a Renzi nei giorni scorsi per chiedere di rivedere tutte le opere in project financing. Nella lettera al vetriolo si contesta il fatto che gli enti locali non sono mai stati interpellati in merito all’idea della Nuova Valsugana e che un vecchio progetto alternativo condiviso da comuni e da Anas venne “cestinato” per l’imposizione da parte della Regione del project financing.

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