Caduto l’ordine costituito a Yalta e Postdam, non esistono autorità né principi, solo il diritto del più forte in guerre che nessuno ha dichiarato a nessuno
di Marina Zenobio
La terza guerra mondiale, iniziata con la cosiddetta primavera araba, è entrata nella sua fase decisiva, con l’Iraq e l’Ucraina lacerate e la Siria vicina a subire la stessa sorte. E’ il pensiero dello studioso russo Sarkis Tsaturyan, esperto in golpe non violenti e relazioni internazionali.
“La terza guerra mondiale è già in corso e si tratta di un conflitto globale evidenziato alle risorse messe in campo per modificare la frontiere del Vicino e Medio Oriente”, scrive Tsaturyan in un articolo pubblicato dall’agenzia Regnum. Aggiungendo che si tratta “di una serie di guerre ibride, lo scontro di variabili economiche, politiche e culturali interdipendenti, le cui azioni sono determinate da un contesto condizionato dagli eventi che si producono in distinte parti del mondo”
Una guerra per il controllo del mercato degli idrocarburi
Rispetto al caso dell’Ucraina, Tsaturyan avverte che il “risveglio russo” a est, “è il risultato dei tentativi da parte di Washington e Bruxelles di fermare la crescenza influenza di Mosca sull’economia del Vecchio Mondo”. Le elezioni parlamentari in Ucraina e quelle nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, per lo studioso rappresentano il vero fallimento del paese. “L’obiettivo finale di questo processo è il congelamento – attraverso le sanzioni, l’indebolimento del rublo e la caduta del prezzo del petrolio -, dei progetti di sfruttamento petroliferi e del gas realizzati dalle company Rosneft e ExxoMobil nell’Artico”.
L’autore si riferisce allo sfruttamento di un enorme giacimento scoperto nell’Artico russo che contiene l’equivalente di un miliardo di barili di petrolio e 338 miliardi di metri cubi di gas. Ma dal 10 ottobre, le sanzioni contro la Russia, impediscono all’americana ExxonMobil di continuare la sua join-venture con la Russia Rosneft la quale, non possedendo la tecnologia per perforazioni in mare con temperature polari, non potrà proseguire da sola i lavori.
Anche il “risveglio kurdo” in Iraq, per Tsaturyan, “è il risultato della politica di Usa e Israele praticata da anni e che ha ridotto al minimo il fattore arabo nella fornitura di petrolio dal Medio Oriente verso l’Europa e la Cina”. A Iraq e Ucraina segue la Siria “dilaniata da una guerra civile multilaterale.
Lo Stato Islamico, che Tsaturyan definisce “simbolo e culmine della terra guerra mondiale” cerca l’accesso al Mediterraneo. Ciò gli permetterà di creare infrastrutture per vendere petrolio all’Europa, dopo che avrà indebolito la posizione della Turchia, suo alleato neanche tanto ufficioso, per ora.
Dopo che avrà conquistato il controllo della costa mediterranea siriana, l’obiettivo successivo dell’Isis sarà il Libano, altro paese di transito di idrocarburi dei Paesi del Golfo verso l’Occidente. Una mossa di questo tipo, se vincente, danneggerebbe non poco l’Iran. Attualmente, infatti, tutte le petroliere in transito devono passare per lo stretto di Hormuz, sotto controllo di Teheran. Motivo sufficiente per cui l’Iran si sta dando un gran da fare, oltre che in Siria e Iraq, anche nello Yemen, attraverso la numerosa comunità sciita-yemenita, nel tentativo, secondo Tsaturyan, di arrivare a controllare il paese e creare una situazione analoga allo Stretto di Hormuz. L’Iran così scenderà in campo in una guerra in grande stile contro l’organizzazione yihadista “le cui conseguenze saranno catastrofiche per tutte la regione”.
Una guerra che nessuno ha dichiarato a nessuno
Tsaturyan avverte anche che l’eco della terza guerra mondiale ha raggiunto anche la Cina nord-occidentale dove nelle aree musulmane della regione autonoma dello Xinjiang Uygur, sono in corso conflitti etnico-religiosi. “Il separatismo può trasformare la Cina nord-occidentale nell’epicentro di una sanguinosa guerra ibrida. Il Pakistan, la cui unità è anche in questione, farà da motore di questa tragedia”.
L’autore dell’articolo conclude dicendo che il sistema internazionale sta sperimentando le trasformazioni più significative dalla caduta dell’ordine costituito nelle Conferenze di Yalta e Postdam del 1945: “Non esistono autorità né principi, solo il diritto del più forte in una guerra che nessuno ha dichiarato a nessuno”.