La protesta popolare contro il costosissimo ‘“Anello verde-azzurro”, il canale costruito per l’Expo, mentre i fiumi Seveso e Lambro sono esondati
da Milano, Marco Panaro
In diverse centinaia hanno manifestato sabato a Milano contro il progetto Vie d’acqua, il contestatissimo “anello verde-azzurro” attorno a un canale appositamente realizzato che dovrebbe attraversare le zone a ovest della città, per diventare “uno degli elementi caratteristici di Expo Milano 2015, che costituisce un’eredità tangibile per la città e per la Lombardia” (così il sito che sponsorizza l’opera).
La certezza è che i lavori in questione lasceranno un’eredità tangibile nelle aule del tribunale milanese, essendo oggetto di un’ordinanza cautelare con la contestazione di turbativa d’asta (reato che presuppone una lesione della libera concorrenza nell’assegnazione dell’appalto, in danno alla pubblica amministrazione). Motivo per cui il Prefetto di Milano, a inizio novembre, ha dovuto firmare un decreto per la «temporanea e straordinaria gestione» dei lavori, nominando due commissari.
E ai contestatori dell’opera ha senz’altro giovato, per così dire, il fatto che il rapporto tra la metropoli lombarda e l’acqua non è stato dei più sereni in questo ultimo mese. Per ben due volte sono esondati i fiumi Seveso e Lambro, allagando interi quartieri, obbligando alla chiusura di tre fermate della metropolitana e lambendo la stazione ferroviaria di Porta Garibaldi, importantissimo snodo del traffico pendolare.
Dunque sono molti i cittadini che si chiedono se le decine di milioni stanziati per l’opera connessa ad Expo 2015 non potrebbero essere utilizzati per quegli interventi, troppo a lungo rinviati, necessari a contenere la furia dei due corsi d’acqua, che si scatena in ogni occasione di precipitazioni particolarmente intense. Persino il sindaco Pisapia (centrosinistra), che finora ha sempre difeso Vie d’acqua, all’indomani della seconda esondazione ha ammesso che si dovrebbe “valutare l’opportunità che parte dei fondi oggi destinati a questa opera possano essere utilizzati per interventi strutturali necessari a risolvere in via definitiva le criticità idrogeologiche”.
Una presa di posizione parziale e tardiva, che non soddisfa i comitati che da tempo si battono contro la realizzazione del canale artificiale per Expo 2015 e che per questo hanno chiamato ancora una volta alla mobilitazione i cittadini del quartiere, dando vita alla vivace manifestazione a cui hanno partecipato anche militanti dei centri sociali (Zam, Cantiere, Rimake) e di forze politiche (Sinistra anticapitalista e Rifondazione comunista, benché quest’ultima faccia parte della maggioranza che governa la città).
La richiesta emersa con forza è quella di interrompere la realizzazione di Vie d’acqua nel punto in cui sono giunti i cantieri, ovvero la via Appennini, dove il flusso proveniente dal sito di Expo 2015 potrebbe essere fatto confluire nell’Olona, un altro fiume che scorre nel sottosuolo milanese, per poi confluire nel Lambro meridionale. Le risorse che si risparmierebbero interrompendo i lavori potrebbero essere destinate, come detto, ai primi interventi di sistemazione del reticolo idrico storico, ma anche, chiedono gli abitanti del quartiere Gallaratese, attraversato dal corteo di sabato, alla bonifica delle aree di via Quarenghi.
Si tratta di porzioni di terreni destinate al campo base del cantiere dell’impresa appaltatrice di Vie d’acqua, per le quali persino il settore Bonifiche del Comune, già nel dicembre dello scorso anno, chiese «un’analisi di rischio che attesti l’assenza di pericoli ambientali e sanitari per i lavoratori del cantiere», oltre che per i residenti.