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Pisa, morire da migrante ucciso dallo ‘squadrismo embrionale’

L’ultimo viaggio di Zakir. Era bengalese e faceva il cameriere in un ristorante. Lo hanno ammazzato a pugni, tre italiani e un tunisino.

di Marina Zenobio

ciao Zakir

Un altro migrante che lascia l’Italia in una bara di legno. Si chiamava Zakir Hossain, era bengalese e faceva il cameriere in un ristorante di Pisa, avrebbe compiuto 34 anni il giorno di Pasqua se cinque giorni prima non fosse stato aggredito, senza alcun motivo, da un gruppo di quattro persone. Un pugno, Zakir cade a terra battendo la testa, la corsa in ospedale, il coma e due giorni dopo la morte. Lascia la moglie e tre figli. Dopo aver saputo della morte di Zakir la comunità bengalese, numerosa nella città di Pisa, ha organizzato una marcia che ha attraversato la città per chiedere giustizia e dire no alla violenza.

Le riprese di una videocamera di sorveglianza hanno permesso agli investigatori di risalire alle identità degli aggressori, tre italiani tra cui un minorenne arrestati, più un tunisino che ha avuto il tempo di fuggire nel suo paese e per il quale sarà chiesta l’estradizione.

Alla ricerca di un movente qualche media ha fantasticato che gli aggressori stessero giocando al “knock-out game”, un gioco che sembra molto in voga negli Usa e che consiste nel cercare di stendere degli sconosciuti con un solo pugno. Ipotesi smentita dagli inquirenti, ma quella di Zakir Hossain resta comunque una morte assurda, come l’hanno definita anche i Cobas di Pisa, una morte specchio di “una città in pieno degrado – si legge sul comunicato dei Comitati di Base – dove le scelte dell’Amministrazione comunale di rendere il centro un salotto buono è miseramente fallito” e denunciano che la cacciata dai quartieri storici degli abitanti popolari priva quegli stessi quartieri del controllo sociale e civile, di una collettività solidale. Emerge così una città “essiccata” dalla vitalità popolare, abbandonata alla privatizzazione e alla speculazione.

La responsabilità della morte di Zakir, secondo i Cobas, va ricercata anche nella concezione della città vetrina, nel modello di società mercificata che sta provocando una vera e propria degenerazione del tessuto sociale. “Svuotare le strade e la piazze del centro storico più che riqualificare ha provocato abbandono e degrado. Mentre si mette in vendita la città a spettacoli pubblicitari, privi di qualsiasi interesse culturale, artistico e storico, sempre più si diffonde il branco, costituto da violenti che provocano risse e aggressioni specialmente contro i migranti, vittime predilette della violenza brutale di una sorta di squadrismo ancora embrionale, ma pericolosissimo.”

Intanto, Zakir Hossain è partito da Fiumicino per il suo ultimo viaggio con un volo di linea della compagnia di bandiera del Bangladesh che lo ha riportato in patria.

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