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Quelli del mondo di basso

“Non in nostro nome”. Parlano i lavoratori e le lavoratrici USB della Cooperativa “29 giugno”, quella diretta da Salvatore Buzzi in carcere per “mafia capitale”

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Non ci stanno i lavoratori e le lavoratrici della Coop. 29 giugno, aderenti all’Unione Sindacale di Base, “non in nostro nome” gridano in un comunicato che lancia anche una assemblea a cui invitano a partecipare tutti lavoratori delle cooperative coinvolte. L’appuntamento, ovviamente a Roma, è per martedì 10 dicembre dalle 12 alle 15, nella sala della Protomoteca in Campidoglio. Di seguito riportiamo il testo del comunicato.

Non in nostro nome

Siamo lavoratori e lavoratrici della coop. 29 Giugno iscritti al sindacato di base USB. Siamo lavoratori di quella cooperativa la cui dirigenza, in primis il presidente Salvatore Buzzi, è stata arrestata nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di mezzo”. Lavoriamo nei vari appalti che la coop gestisce nei settori della manutenzione, portinerie, verde pubblico, pulizie, assistenza e centri di accoglienza, per conto di tanti organi pubblici e istituzionali quali Comune di Roma, Ministero dell’Interno, Università, Regione, ecc.

Siamo in totale circa 1.300 persone tra soci lavoratori e dipendenti. Abbiamo aspettato un po’ prima di prendere la parola su quanto sta avvenendo a Roma in questi giorni, mentre assistevamo all’ennesima volta in cui è stato lasciato alla Magistratura il compito di fare pulizia.

Abbiamo visto ed ascoltato televisioni, giornali e politici di turno. Siamo rimasti in silenzio per qualche giorno, consci fin da subito che tutto questo avrebbe avuto ripercussioni sulle nostre vite, ma ora è tempo che vengano fuori le nostre parole. Troviamo insopportabile che il nostro lavoro e le nostre storie personali vengano associate al mondo squallido e criminale che sta venendo fuori dall’inchiesta.

Lo vogliamo dire con chiarezza che noi, insieme ai cittadini di questa città, siamo le prime vittime di un sistema mafioso, clientelare e corrotto, che ha condizionato la vita pubblica a Roma.

L’assalto ai soldi pubblici si è mosso di pari passo con lo scardinamento della convivenza civile, in una città lacerata dalle tensioni sociali, acuite dalla carenza e dallo spreco delle risorse destinate al welfare comunale.

Vogliamo dire forte e chiaro che noi non abbiamo preso né dato mazzette, non ci siamo arricchiti, non abbiamo speculato sulla pelle degli immigrati, non abbiamo partecipato a nessun banchetto, né ci riconosciamo con le pratiche di quei farabutti dei dirigenti della coop 29 giugno che, votandosi al dio denaro, hanno fatto affari con politici di destra e di sinistra, mafiosi e fascisti di ogni ordine e grado.

Mentre i nostri dirigenti e i loro amici a libro paga si arricchivano sulla sofferenza degli ultimi di questa città: senza casa, immigrati, rom e rifugiati, noi abbiamo vissuto di bassi salari, non di raddoppi di profitti, e di servizi non sempre di qualità, sempre strappati a budget al di sotto delle necessità, scontrandoci spesso con la cooperativa.

Noi siamo già stati vittime in questi anni di tagli ai salari e alle nostre condizioni di lavoro ed oggi scopriamo che in questa vicenda anche la dirigenza della cooperativa ha svolto un ruolo.

Ed è il segno di quanto questo cancro sia arrivato a contaminare ogni aspetto delle nostre vite, il fatto che ora invece, a pagare per questo, siano proprio quelli che mai sono stati né in alto, né in mezzo, ma in basso, laddove nessuno guarda mai, laddove sopravvivono le speranze di chi fugge dalle guerre e dalla miseria, di chi cerca di sopravvivere con dignità a stipendi da fame in un paese in cui il welfare e i diritti di chi lavora sono orpelli inutili sacrificati in nome di una vecchia modernità, quella del profitto dei pochi sulle spalle dei tanti.

E allora se è sincera l’indignazione e la voglia di pulizia dei tanti politici e committenti che oggi affermano la loro estraneità a quel mondo, ce lo dimostrino con atti concreti.

Si impegnino a tutelare i nostri stipendi, i nostri contratti, i nostri posti di lavoro, i diritti di chi lavora in modo onesto. Si impegnino a garantire un’accoglienza dignitosa agli immigrati, soprattutto ai più deboli come i minori, o strutture adeguate per chi vive il dramma dell’emergenza abitativa. Si impegnino a non far pagare a noi, con ulteriori tagli ai posti di lavoro e ai servizi e ai diritti, il malaffare ignobile di chi sta in alto e in mezzo.

La lettera che è stata scritta il giorno 5 u.s. a firma dei “i lavoratori della 29 giugno” e del Consorzio Eriches 29” non rappresenta i lavoratori della cooperativa e soprattutto noi della USB.

Diffidiamo la cooperativa 29 Giugno a parlare e a scrivere in nostro nome, tra noi lavoratori e lavoratrici e la dirigenza tutta della cooperativa e delle associate si è aperta una distanza incolmabile. Per noi cooperazione sociale significa ben altro.

Chiediamo che si apra un tavolo istituzionale che affronti con serietà tutte le questioni che questa vicenda infame impone: i diritti dei lavoratori, il sistema degli appalti, le politiche emergenziali attraverso le quali si aggirano i controlli, le logiche di spartizione di incarichi dirigenziali, lo sperpero di denaro pubblico.

Siamo venuti a conoscenza che alcune sigle sindacali cercano di ottenere la firma dei lavoratori su strani fogli che propongono le dimissioni da socio-lavoratore o deleghe per il rinnovo di cariche e consigli di amministrazione nelle cooperative coinvolte, o addirittura deleghe in bianco. Consigliamo vivamente a tutti i lavoratori di non firmare nulla, in attesa degli incontri che abbiamo già richiesto alle Istituzioni.

Invitiamo tutti i lavoratori di tutte le cooperative coinvolte all’assemblea che si terrà dalle ore 12 alle ore 15, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, il giorno 10 dicembre 2014.

U.S.B. – Unione Sindacale di Base – Lavoro Privato

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