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La spesa militare italiana aumenterà di 10 miliardi

È stato deciso nell’ultimo vertice Nato in Galles. Renzi ha firmato il documento. Stabiliti anche la militarizzazione di Georgia e Moldova (a ridosso del confine con la Russia) e aiuti militari all’Ucraina. Verrà intensificata presenza militare (o paramilitare) in Iraq e in Afghanistan.

 

di Franco Fracassi

Spesa militare cover

Dieci miliardi in più da trovare per la guerra. La spesa militare in Italia passerà da venti a trenta miliardi, ci cui il venti per cento (sei miliardi) dovranno essere spesi in nuovi armamenti. Lo ha stabilito la Nato nel corso del suo ultimo vertice, tenutosi in Galles. In calce al documento c’è anche la firma del presidente del consiglio Matteo Renzi. «Bisogna arrestare il declino delle spese militari e puntare su un costante incremento delle stesse».

 

L’Alleanza ha stabilito l’incremento di presenza militare (o paramilitare) in Iraq e in Afghanistan. Ufficialmente per addestrare gli eserciti locali, difendere gli ivestimenti economici occidentali e proteggere i confini dei due Paesi. La realtà di questi anni ha dimostrato come queste cosidette azioni di «sicurezza» abbiano in realtà tutte le caratteristiche di operazioni di guerra.

 

La Nato ha anche deciso di sancire definitivamente l’uso di corpi paramilitari per promuovere le sue azioni di guerra. Quando per paramilitari si intende l’utilizzo di mercenari. La presenza sempre maggiore di contractor nei teatri di guerra ha la doppia funzione di scarico delle responsabilità per eventuali stragi compiute da parte dei militari (si tratta di mercenari e non di eserciti regolari, quindi i governi possono non saperne nulla) e di dare la sensazione all’opinione pubblica di effettuare un disimpegno militare in un dato Paese (l’Afghanistan e l’Iraq, ad esempio), sostituendo in realtà i militari regolari con quelli privati, mantenendo il numero di soldati nel Paese in questione costante.

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Inoltre, nel documento c’è esplicitamente scritto che il compito dell’Alleanza è di difendere e promuovere lo stile di vita occidentale. Non è scritto esplicitamente, ma sembra tanto una dichiarazione di promozione armata dei prodotti occidentali e del sistema economico voluto dalle multinazionali.

 

Ma l’attenzione maggiore la Nato l’ha concentrata sulla Russia e sulla questione ucraina. Il passaggio della Crimea alla Russia è stato ritenuto un atto illegale. Viene definita legittima l’offensiva militare nell’Ucraina orientale da parte del governo di Kiev («atta a proteggere le vite dei civili», si legge). E per favorirla viene stabilito che si forniscano armamenti alle forze armate ucraine. Inoltre, si svolgano in Ucraina esercitazioni militari della Nato.

 

Difficile che Mosca non interpreti tutto ciò come una minaccia. Visto che a queste iniziative vanno aggiunti anche gli aiuti militari alla Moldova e alla Georgia e l’allargamento a ridosso del confine russo del sistema di difesa missilistico. Se ciò avvenisse la Nato depotenzierebbe di molto il potere deterrente nucleare della Russia, rafforzando il proprio (potere) di eventuale minaccia.

 

Infine, nel documento si intima Assad a dimettersi, per chiudere pacificamente la guerra civile siriana.

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