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Martellate contro il Muos: Turi Vaccaro s’è arrampicato alla parabola

Nuova impresa No Muos del pacifista Turi Vaccaro. Lasciò la Fiat per non essere complice dell’industria di guerra. Da allora si batte per il disarmo, per trasformare le spade in aratri

di Checchino Antonini

foto: #NoMuos

Canta, rompe lampadine e prende a martellate la parabola. Turi Vaccaro è salito sul Muos, stamattina alle 7,30 ha eluso i controlli della base Usa di Niscemi e si è arrampicato su una delle parabole. Nella borsetta – così si legge su Meridonews – ha il disegno della nipotina di due anni: un cuore che Turi vorrebbe consegnare al comandante della base. Il Muos è ancora sotto sequestro, per decisione del gip di Caltagirone. Nel 2013 Turi era stato tra gli attivisti che si sono arrampicati sulle antenne di contrada Ulmo, lo scorso maggio è entrato nudo nella base Usa per spargere il sale. Sempre contro il Muos ha marciato per 400 chilometri insieme a un mulo, da Palermo fino a Niscemi.

Turi Vaccaro, siciliano, famiglia numerosa e povera, era emigrato a Torino e, mentre studiava filosofia all’università coltivando la sua vena poetica, lavorava alla Fiat come operaio specializzato in motoristica. E’ stato uno dei primi obiettori alla produzione bellica: accortosi che il suo lavoro doveva servire ad assemblare componenti di un sistema di trasporto militare, ha preferito il licenziamento alla complicità nella predisposizione di strumenti di morte.
Nel 1981, lo troviamo a Comiso tra tanti pacifisti arrivati nella cittadina siciliana per opporsi alla costruzione della base dei missili nucleari. All’epoca accompagnava il monaco buddhista Morishita nei suoi giri di preghiera e lo ha aiutato ad edificare la “pagoda della Pace” che ancora svetta su una collina sopra Comiso. Turi partecipava al “Cruisewatching”, una forma di difesa popolare nonviolenta praticata in tutta Europa dai campi per la pace di Greenham Common (Gran Bretagna), Florennes (Belgio), Mutlangen (Germania), e, per l’appunto, Wonsdrecht (Olanda). Si trattava della vigilanza e dell’inseguimento dei convogli dei missili americani che usavano la Sicilia come il “pagliaio” in cui nascondere le proprie basi di lancio. Riuscì ad individuare il punto di disseminazione di Vizzini-Scalo e si fece per questo 4 mesi di carcere.

foto: #NoMuos

Nel 1986 Turi girò tutti i campi per osservarne le modalità di azione e riportarle agli attivisti di Comiso. In quella occasione conobbe la sua compagna, un’attivista olandese. Anche per questo, dopo l’accordo del dicembre 1987 tra Usa e Urss che decise lo smantellamento degli euromissili e della base di Comiso, se ne andò a vivere in Olanda. Il 10 agosto del 2005, anniversario della strage atomica di Nagasaki, è entrato nella base militare Nato di Wonsdrecht ed ha danneggiato, rendendoli inservibili, i comandi di due F16, aerei cacciabombardieri con capacità nucleari. (Ogni singolo F16 costa 15 milioni di euro). Il martello con cui ha fracassato i PC degli F16 di Wonsdrecht Turi lo ha comprato simbolicamente ad Assisi: fa parte del movimento dei “Plougshares”, animato da molte suore americane sabotatrici di missili. “L’ho fatto secondo il nostro principio: trasformare le spade in aratri” disse e finì in carcere per qualche tempo. Ritornò in Val Susa a piedi scalzi e con un flauto. Quello stesso anno, a giugno, finì sulle prime pagine di tutti i giornali perché, da solo, evitato il cordone di poliziotti, era riuscito a bloccare una ruspa che stava abbattendo i blocchi dei No Tav alla Maddalena. In mano aveva una bandiera ed un aglio “per benedire i macchinari”. Ad agosto del 2011, si legge su TgValleSusa, salì su un cedro, a venti metri di altezza, nei pressi del cantiere del Tav a Chiomonte, in Val Susa e li rimase per tre giorni e due notti, facendo lo sciopero della fame e della sete. Quindi a marzo 2012 (sempre a Chiomonte) si arrampicò sul traliccio dal quale circa una settimana prima era caduto il leader No Tav Luca Abba. Turi rimase su quel traliccio, per 16 ore e venne giù solo grazie all’intervento di Don Ciotti.

Questi tre episodi costarono a Turi Vaccaro, a marzo del 2012, un foglio di via obbligatorio da parte della Questura di Torino, con divieto di ritorno in Val Susa per un anno. In quell’anno tornò in Sicilia ed iniziò le sue azioni a fianco degli attivisti No Muos. Due anni fa, il 22 aprile, Turi Vaccaro, entrò nella base di Niscemi con l’attivista Nicola Arboscelli e, insieme ad altre due attiviste, presero posto su due delle 46 antenne del sistema U.F.O. poste all’interno della base NRTF-8 di C.da Ulmo. “Danneggiamento aggravato, resistenza al pubblico ufficiale, ingresso arbitrario in luoghi dove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”.

L’8 maggio 2013 è ancora a Niscemi, Turi Vaccaro e si lancia sotto uno dei mezzi militari che trasportava fuori dalla base il cambio del personale americano. Fu salvato dal pronto intervento di un altro attivista che riuscì a segnalare in tempo al poliziotto, alla guida del mezzo, quello che stava accadendo. Altro arresto a Gela il 10 luglio dello stesso anno, nel corso delle commemorazioni per lo sbarco degli Alleati in Sicilia: era salito sul tetto di un mezzo militare.

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