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Il ministro del Mossad: uccidere chi boicotta israele

Funzionari israeliani infuriati per la campagna internazionale di boicottaggio contro Israele chiedono qualsiasi azione, anche omicidi mirati di attivisti filo palestinesi 

di Francesco Ruggeri

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La questione è stata discussa, lunedì scorso, nella città palestinese di Al-Quds (Gerusalemme), dove un gran numero di giornalisti politici, militari e responsabili israeliani hanno partecipato ad una conferenza dal titolo ‘Stop BDS “, movimento internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele, che denuncia l’occupazione della Palestina.
 
Anche se le autorità israeliane tendono a sminuire gli effetti negativi che ha avuto il boicottaggio anti-israeliano a livello globale per l’economia di questo regime, la conclusione della manifestazione di lunedì scorso è stata sufficiente per dimostrare l’efficacia del movimento.
Gli organizzatori della conferenza hanno ammesso che “senza coltelli o missili”, il movimento BDS sta guadagnando sempre più seguito in Europa, Stati Uniti e altrove. Dal campus universitario della California (USA), ai supermercati Parigi (Francia), alle università, il boicottaggio economico e culturale diventa una minaccia palpabile per lo status internazionale di Israele, secondo i funzionari israeliani.
 
Secondo Hispantv, parlando alla conferenza, Yisrael Katz, ministro dell’
Intelligence del regime israeliano, ha chiesto di effettuare “omicidi mirati” degli attivisti che sostengono il movimento BDS, con l’aiuto dell’intelligenza del regime di Tel Aviv. A sua volta, Tzipi Livni, ex agente del Mossad ha dichiarato che è ora di moda “essere vegetariani e odiare Israele”, riferendosi alla grande diffusione di odio in tutto il mondo per la politica aggressiva del regime contro i palestinesi.

Il direttore del quotidiano israeliano “Yedioth Ahronoth”, Ron Yaron, un altro oratore alla manifestazione, ha confrontato il regime israeliano con quello dell’apartheid in Sud Africa. Egli ha detto alla folla che il potere del BDS non può essere sottovalutato, e che Israele non dovrebbe essere nella posizione in cui è stato per 5, 10 anni il Sud Africa, ma subito ha precisato: non vi è alcuna relazione tra il Sudafrica e Israele. La campagna internazionale BDS sempre più diffusa in tutto il mondo, è una risposta collettiva al genocidio, l’apartheid ed ai crimini contro l’umanità commessi dal regime israeliano negli ultimi decenni contro i civili palestinesi.

Il nome di Omar Barghouti è stato fatto più volte durante la conferenza «Stop Bds», ad esempio dal ministro dell’interno Aryeh Deri che ha insinuato come a Barghouti potrebbe essere revocato il diritto a risiedere e ad entrare nel territorio israeliano (ha sposato una palestinese residente in Istraele), così come è avvenuto già con i familiari di palestinesi accusati di attentati.

Riporta l’agenzia Nena News che alla conferenza di Ynet oltre a diversi ministri, hanno preso parte anche parlamentari della maggioranza e dell’opposizione e Roseanne Barr, un’attrice e conduttrice tv statunitense, vincitrice di svariati Emmy Awards. La controffensiva di Israele alle iniziative di boicottaggio – in risposta, spiega il Bds, alle politiche israeliane – ha avuto un forte impulso nell’ultimo anno. Pesano anche le donazioni raccolte nei mesi scorsi dal ricco imprenditore israelo-americano Sheldon Adelson, vicino al premier Netanyahu e proprietario del quotidiano israeliano di destra Israel HaYom, allo scopo di combattere il Bds che progressivamente sta prendendo piede nei campus universitari americani. Di recente esponenti di governi e parlamenti di alcuni Paesi europei e dell’America latina, sollecitati da Israele, hanno annunciato l’approvazione di leggi punitive contro il Bds.

Ha scritto Michele Giorgio che il governo Netanyahu sarebbe preoccupato per la crescita nell’opinione pubblica europea ed americana di una maggiore consapevolezza dell’occupazione militare dei Territori e delle sue conseguenze per i palestinesi. A rischio è lo status internazionale dello Stato ebraico. In Europa e Stati Uniti, associazioni, sindacati, studenti, intellettuali, professori universitari hanno preso posizione a favore del boicottaggio di Israele. Nelle scorse settimane centinaia di docenti italiani hanno firmato una petizione contro l’università di Haifa “Technion” accusata di partecipare attivamente alla produzione di armi poi usate dall’Esercito contro i palestinesi.

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