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Brancaccio sì, strada in salita ma possibile

A proposito di Brancaccio: lettera aperta per una sinistra antiliberista popolare e radicale, con l’aiuto di tutte e tutti c’è la possiamo fare!

di Andrea Ferroni*

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In queste settimane tanti/e compagni/e hanno iniziato un percorso per cercare di unire la sinistra antiliberista presente, organizzata o non, nel nostro Paese. Un percorso che ha preso il via dopo l’assemblea al teatro Brancaccio convocata da Anna Falcone e Tomaso Montanari. In questi percorsi locali, partiti per iniziativa di tanti tra cui molti giovani ragazzi/e, non si è partiti da un tavolo chiuso di 4-5 segretari locali, al contrario si è cercato di unire le storie, i percorsi e le speranza di chi in questi anni si è ritrovato in piazza ad urlare il proprio no al Jobs Act, alla Buona scuola, allo Sblocca Italia ed alla riforma costituzionale bocciata dal popolo italiano il 4 Dicembre.

Da quella vittoria ha ripreso slancio la necessità di ricostruire anche nel nostro paese una sinistra alternativa alle politiche neoliberiste per dare voce e rappresentanza a quelle storie. Una sinistra che si presenti al paese con un programma basato sull’uguaglianza, su solidarietà e giustizia sociale; battaglie da portare avanti nelle istituzioni e nelle lotte.

Non una riedizione del centrosinistra responsabile con il centrodestra di 25 anni di politiche neoliberiste ma un progetto che rappresenti una rottura con quel passato.

In questi anni abbiamo praticato concretamente la politica attraverso le più svariate forme di mutualismo sociale, convinti che la politica si possa applicare tutti i giorni per cambiare concretamente la vita delle persone e che è in questo modo che si costruire in tutti/e una coscienza di classe per contrastare questa globalizzazione liberista.

Non nascondiamo le difficoltà in questo processo politico, non tutti coloro che hanno intrapreso questo percorso sono mossi dalle nostre intenzioni ma proprio per questo chi in questi anni si è opposto e ha resistito alle politiche neoliberiste, nelle più svariate forme, è importante che partecipi a questo processo. Venite alle riunioni, alle assemblee o in qualsiasi luogo di confronto,anche con le vostre critiche. Non possiamo permetterci di non giocare la partita di costruire anche in Italia, come in Francia, in Grecia, in Germania o in Spagna, una sinistra degna di questo nome.

Per farlo ci impegneremo fino all’ultimo affinché le assemblee locali e il processo nazionale sia realmente democratico, cioè una testa un voto, e che l’essere alternativi alle politiche neoliberiste e ai partiti che le hanno portate avanti non sia MAI minimamente messo in discussione!

Abbiamo iniziato un percorso per costruire la sinistra che non c’è, senza voler assolutamente ripetere esperienze che sono state subalterne al neoliberismo, ma per farlo c’è bisogno di tutti/e coloro che hanno costruito un percorso politico o sociale alternativo al liberismo. La strada è lunga e in salita, ma non provare a percorrerla sarebbe a nostro parere, l’errore peggiore!

Andrea Ferroni  è uno dei due portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e

2 COMMENTI

  1. Ho letto con il dovuto rispetto e con l’attenzione necessaria gli interventi dei due portavoce dell’organizzazione giovanile di Rif.Com. e pur se vecchio militante “comunista eretico”, o forse proprio per quello, propendo per le argomentazioni della compagna Claudia Candeloro. Sarà forse per una considerazione prepolitica/antropologica, ma siccome generalmente le donne sono più serie e radicali in senso proprio di noi maschietti, che abituati a detenere comunque qualche forma di potere anche quando sfruttati, siamo alla fine inclini alla faciloneria dell’indulgenza e del laissez-faire e quindi non andiamo giù nelle distinzioni quanto a volte necessario, con la dovuta precisione e nettezza.
    Detto questo riconosco che c’è del buono anche nelle ragioni di Andrea Ferroni, ma non per fare il vecchio arnese equidistante e marpione, ma proprio per chè l’esigenza che in fondo lo guida è corretta, perchè l’unità pur non essendo un valore assoluto – checchè ne dica la storia del grande partito revisionista della sinistra italiana (il P.C.I. se non fosse chiaro!) – ma è spesso una necessità e comunque una condizione che permette di moltiplicare la forza di una parte politica ottenendo così che 1+1=3, contrariamente a quello che dice l’aritmetica. Ma l’unità deve – non dovrebbe, deve – essere nella chiarezza e nell’onestà delle premesse e delle pratiche: come dice Claudia. Insomma non si possono fare le nozze con i fichi secchi e nemmeno si può fare la frittata senza rompere le uova, ce lo insegna non solo la saggezza e la sagacia politica dei grandi del movimento comunista come V.I.Lenin o Mao Tse Tung (uso la translitterazione dei miei tempi) ma anche il buon fiuto politico e l’asperienza delle buone pratiche.

    P.S: ho scritto lo stesso commento anche sotto l’intervento “Brancaccio No” di Claudia Candeloro

  2. condivido quanto scritto da Aldo Rotolo. L’obiettivo della ricomposizione delle “sinistre” (il termine è ormai obsoleto…ricordiamoci di Gaber !) o meglio dei compagni che si sono sempre opposti a questa deriva liberista e anticapitalista, quando D’Alema & C. la favorivano portando al governo i democristiani Prodi & C. e alla Presidenza della Repubblica il banchiere Ciampi e il riformista Napolitano e facendo la guerra alla Jugoslavia, non può che basarsi in un confronto “dal basso” per evitare ricadute Bertinottiane.

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